La Giornata Mondiale dell’Ambiente quest’anno ha una valenza diversa, perché il mondo è cambiato, scosso dallo shock dell’arrivo e della diffusione del coronavirus.

In realtà era già quasi tutto previsto, era una sorta di bomba a orologeria (una delle tante) innescata per un’ora misteriosa, ma non troppo distante nel tempo. La lontananza del luogo in cui sarebbe detonata non faceva testo, perché la facilità di comunicazione ne avrebbe fatto sentire le conseguenze ovunque.

Si stima che circa il 60% delle infezioni umane abbia origine animale. Di tutte le malattie infettive umane nuove ed emergenti, circa il 75% "fa il salto di specie" dagli animali alle persone. Le zoonosi più descritte avvengono indirettamente attraverso il sistema alimentare e ci sono evidenze che suggeriscono come la frequenza dei microrganismi patogeni che ‘saltano’ da altri animali alle persone, stia aumentando a causa di attività umane insostenibili.

Il mondo riconosce che sono indispensabili azioni urgenti per prevenire future pandemie.

Quest'anno, con lo scoppio del COVID-19 che ha colpito tutti i paesi del mondo, l'UNEP [United Nations Environment Programme] e i ricercatori dell'International Livestock Research Institute (!) hanno condotto una valutazione scientifica intitolata Prevenire la prossima pandemia - Malattie zoonotiche: come spezzare la catena della trasmissione  - che sarà pubblicata a luglio ed è volta consolidare le conoscenze  scientifiche e identificare le aree di interesse politico.

Contestualmente alla Giornata Mondiale dell’Ambiente, UNEP ha anticipato  i 7 driver per le malattie zoonotiche individuati dallo studio in questione, i 7 fattori che ne determinano molto probabilmente l'emergere.
Eccoli: 1) insostenibile intensificazione dell’agricoltura e aumento della domanda umana di proteine ​​animali; 2) cambiamenti nelle filiere alimentari; 3) maggiore impiego e sfruttamento della fauna selvatica; 4) intensificazione dei cambiamenti nell'uso del suolo accompagnati dalla distruzione e dall'invasione degli habitat; 5) industrie estrattive non sostenibili; 6) aumento dei viaggi e dei trasporti; 7) cambiamenti climatici accelerati.

Come vediamo, almeno 5 dei driver elencati hanno a che fare con l’alimentazione, con il modo in cui intendiamo andare avanti in questo senso.

Ancora una volta un organismo internazionale evidenzia la connessione tra pandemie e scelte a tavola.

Auspichiamo che il risultato della valutazione scientifica in arrivo sia una conferma della necessità di orientarsi maggiormente verso le proteine vegetali - di questo ed altro parliamo nel nostro Manifesto - e suggerisca sostanziali cambiamenti positivi, da implementare a livello politico e sociale, per gli animali allevati e sfruttati nel mondo, allo scopo scongiurare lo scoppio di bombe a orologeria sempre più potenti innescate a breve.

Come sempre, il primo passo lo possiamo fare a livello individuale, cambiando il nostro menu. #govegan.

ps