Nuovo grande studio conferma pericolosità carne
Dopo le affermazioni dell’ OMS che alla fine 2015 hanno illuminato - in modo abbagliante e impossibile da ignorare – i danni che il consumo di carne rossa e processata inducono sull’organismo, e dopo le dichiarazioni dell'American Institute for Cancer Research e del World Cancer Research Fund (qui) ecco risuonare parole analoghe anche quest’anno.
Un’altra volta, un grande studio, un ente prestigioso e una pubblicazione autorevole. Una ricerca ampia e profonda, effettuato su circa 537 mila partecipanti, suddivisi in cinque fasce a seconda del quantitativo di carne consumata settimanalmente.
L’ambiente dell’indagine è stato il National Cancer Institute di Bethesda, negli USA e i risultati sono apparsi qualche giorno fa sul British Medical Journal.
Il team di scienziati americani ha verificato come il consumo di carni rosse e processate si correli con un aumento medio di mortalità del 26% per tutte le cause e per nove cause specifiche.
La connessione più forte è emersa con i decessi da epatopatia cronica (aumenta del 230% nei forti consumatori di carni rosse) ma altre condizioni cliniche nefaste, come tumori, malattie cardiache e respiratorie, ictus, diabete, infezioni, demenza di Alzheimer, patologie renali ed epatiche croniche mostrano il loro legame con questi cibi.
Il lavoro svolto sottolinea come le carni rosse contengano il ferro eme, molto ossidante e che favorisce la formazione di sostanze cancerogene nell'intestino e in quelle processate abbondino i pericolosi e nitriti/nitrati. Tra gli altri motivi di rischi ci sono i contaminanti dei mangimi animali (e lo sviluppo di antibiotico-resistenza) e le ulteriori sostanze cancerogene che si producono con i metodi di cottura delle carni,
Last but not least, il professor John Potter, docente di epidemiologia del Centre for Public Health Research, Massey University (Wellington, Nuova Zelanda) e autore dell’editoriale che accompagna lo studio, sottolinea l’impatto disastroso che il consumo di carni rosse ha sul Pianeta, ad evidenziare che anche questo aspetto non è da tralasciare quando si parla di salute.
Uno studio dopo l'altro, un organismo scientifico autorevole dopo l'altro e la sostanza dei risultati e degli avvertimenti appare sempre la stessa: cambiare menu è obbligatorio, da qualsiasi parte si guardi, ed è una scelta inevitabile e di buon senso, il minimo richiesto a persone responsabili e intelligenti.
Attendiamo il contrattacco (donchisciottesco) di chi – fortunatamente – continua a perdere terreno.
paola segurini