Quest'anno l'Earth Overshoot Day, il giorno in cui l'utilizzo di risorse naturali supera la quantità delle stesse che la Terra può rigenerare in 365 giorni, cade il 2 agosto.

La ricorrenza si sposta ogni anno e, purtroppo, cade sempre più presto, perché l’utilizzo umano è sempre più elevato. Quest’anno, il 2 agosto, la popolazione mondiale ha già consumato tutto il consumabile. Nel 2015 il giorno era  il 13 agosto, mentre nel 2000 era stato a fine settembre.

Secondo il Global Footprint Network, l’organizzazione di ricerca internazionale che ha dato avvio al metodo di misura dell’Impronta Ecologica per il calcolo del consumo di risorse, l’umanità sta usando la natura a un ritmo 1,7 volte superiore rispetto alla sua capacità di rigenerazione. È come se ci servissero 1,7 Pianeti  per soddisfare il nostro fabbisogno di risorse naturali. I costi di questo crescente squilibrio ecologico stanno diventando sempre più palesi nel mondo e si manifestano in termini di deforestazione, siccità, scarsità di acqua dolce, erosione del suolo, perdita di biodiversità e accumulo di anidride carbonica nell’atmosfera.

E se non bastasse il nefasto indietreggiare di questa data, continuano ad arrivare notizie negative in tema di riscaldamento climatico.  Su Nature Climate Change è stato pubblicato uno studio che riporta le previsioni di un gruppo di esperti il 2100. Le conclusioni dell’analisi sono assai destabilizzanti. L’obiettivo della conferenza di Parigi del 2015 (non superare 1,5 gradi di aumento delle temperature)  ha l’infima probabilità dell’1% di essere raggiunto. L'ipotesi più realistica, in base alla ricerca in questione, è che l'aumento si attesti attorno ai 3,2 gradi.E lo scenario si pone come serissimo, come vediamo con il caldo torrido di questi giorni.

Insomma, spendiamo più risorse di quelle che abbiamo e non riusciamo a fermare il riscaldamento globale, dove andremo a finire?

E’ urgentissimo intraprendere azioni volte a spostare indietro la data (#movethedate) dell'Earth Overshoot Day, cominciando con il calcolare la nostra Impronta Ecologica per individuare le condotte dannose e orientarci verso azioni costanti che siano virtuose.

E’ noto ormai come tra i comportamenti divoratori di risorse, l'alimentazione occupi un posto di tutto riguardo.

Valutare il passaggio a uno stile di vita vegan è il passo da fare. Anche perché facendolo si possono ridurre le emissioni di un quantitativo che va dal 25% al 55%, rispetto al massimo del 35% a cui possono condurre altri cambi di alimentazione, tra cui l’opzione vegetariana, o la riduzione del consumo di carne rossa.

Il nostro Pianeta è uno solo, sono le nostre possibilità di cambiare a essere molteplici, e la capacità di sfruttarle in tempi brevi, dirigendole verso scelte sostenibili a tavola, rappresenta la chiave per un futuro prosperoso e non catastrofico.

paola segurini