Leggere Vegan
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/ Pubblicato: 16/02/2016 da admin
Siamo al numero 5, ed è sempre più interessante, ricca, luminosa e utile.
Di chi parliamo? Ma di Vegan Italy, la rivista che si fregia del sottotitolo ‘il nuovo modo di pensare il cibo’.
Nuovo lo è davvero, almeno per quanto riguarda l’abbondanza nei contenuti, la vastità delle informazioni, il piglio positivo e costruttivo, mai accusatorio e colpevolizzante. Elementi non comuni, quando si parla di alimentazione e stile di vita vegan.
Ogni numero, che esce a cadenza mensile, è in pratica una guida al ben-essere senza crudeltà. Ma con molto, molto altro.
E così si passa dalle rubriche di nutrizione, psicologia, filosofia alle collaborazioni di esperti, che coprono praticamente a 360 gradi argomenti di grande interesse.
I profili - di personaggi e di professionisti che hanno fatto della loro vita vegan un credo pubblico e privato - e le interviste lasciano spazio a tutte le forme di cucina 100% vegetale, dal'alta cucina naturale al crudismo, alla tradizione rivisitata, all’etnico e al fusion. Si ritorna quindi a temi di rispetto per gli altri animali, attraverso scelte quali la moda etica e poi si viaggia, portati per mano da guide esperte, che donano favolose dritte ai vegan traveller.
Un continuo arcobaleno di input, piacevole e - per chi avesse dubbi sulla varietà e sulla bellezza della vita veg - incoraggiante.
Chapeau a Edizioni Sonda, per l’avventura e il coraggio di questa splendida pubblicazione. Il 18 febbraio Vegan Italy verrà presentata a Roma, con la partecipazione del nostro presidente Gianluca Felicetti e degli intrigantissimi Vegan Chronicles.
L'appuntamento è dalle 18.00 alle 19.30 al Ma Va'? Ristorante, di Via Euclide Turba, 6/8, 00195 Roma. Ulteriori info qui.
Paola Segurini
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Che facciamo la cosa giusta non c’è dubbio. Almeno, noi non abbiamo mai dubitato che le nostre scelte etiche fossero il comportamento da adottare per vivere una vita coerente e.. viva. Ma, guardandoci in giro, continuiamo a vedere di non essere più uno sguarnito gruppo di persone che vanno in direzione ostinata (eccome) e contraria. Insieme ad altri, spinti da motivazioni differente, ma che portano allo stesso risultato, progrediamo nella crescita, a colpi di 1600 al giorno.
Una cifra del tutto rispettabile, con un suo significato in termini economici, tale da spingere alla creazione di linee di prodotti e aree di vendita.
Indietro non si torna, come spesso affermiamo, e lo confermano gli addetti ai lavori.
Tutto è spiegato meglio in questo recente pezzo del Corriere.
E non basta. Il mercato delle alternative della carne raggiungerà, entro il 2020, i 5,2 miliardi di dollari. A dirlo è una ricerca pubblicata recentemente da Allied Market Research, istituto che si occupa di ricerche di mercato su scala globale. Il tasso annuo di crescita composto sarà dell'8.4% tra il 2015 e il 2020.
Qualche esempio?
Nel mercato delle alternative della carne considerate per tipo - che comprende i prodotti preparati con tofu, tempeh, proteine della soia (TVP), seitan, quorn e altre fonti vegetali - i prodotti a base di proteine della soia (TVP) hanno raggiunto il 36,5% del mercato nel 2014, in quanto sono l'ingrediente chiave nella maggior parte dei prodotti derivati dalla soia.
In termini di crescita, il Seitan dimostra un tasso annuo di crescita del 9,6%, grazie alla sua crescente adozione nel settore della ristorazione.
Entusiasmante, no? Il resto della ricerca è consultabile qui
Buona lettura!
Paola Segurini
I numeri parlano vegano
Raggiungiamo l’unità decimale. E’ un dato importante, oseremo dire storico.
Secondo il Rapporto Italia 2016, presentato il 28 gennaio da Eurispes, l’1% della popolazione – in base al campione intervistato – è vegan.
E conquista ‘di diritto un nuovo spazio nella rappresentazione delle abitudini alimentari degli italiani’.
Un momento per rallegrarci, ma continuiamo ad esaminare l’analisi.
Oggi i vegani in Italia sono circa 600.000, con un aumento dell'800% rispetto all'anno precedente. Mica poco! Con buona pace dei dati diffusi lo scorso anno dallo stesso Istituto di ricerca (0,6% nel 2014 e 0,2 nel 2015), il ritratto numerico ci appare piuttosto rispondente a ciò che noi - come ‘addetti ai lavori’ in una Onlus che sostiene e diffonde questa scelta alimentare e di vita - vediamo accadere.
L’unità decimale rilevata da Eurispes corrisponde infatti alla tendenza ad alimentarsi con maggiore consapevolezza che riscontriamo nella diffusione sempre più capillare di ristoranti orientati all’offerta, anche esclusiva, di cibi totalmente di origine vegetale.
I ristoranti, le paninoteche, le pizzerie, ma anche le pasticcerie scoprono, inventano e offrono un nuovo universo di sapori per chi vuole mangiare cruelty free, ma anche – udite, udite - per i buongustai. L’identificazione di un nuovo modo di mangiare bene è il primo passo verso un futuro migliore.
Il trend individuato dall’indagine Eurispes rispecchia anche l’espansione della reperibilità di prodotti e ricettati vegan nella grande distribuzione e il propagarsi a macchia d’olio dell’interesse per la cucina tutta veg.
Sono chiari segni di risposta alla richiesta del consumatore, che dimostrano lo sviluppo di un diverso atteggiamento, più selettivo e attento verso il cibo, che non è più solo elemento di sussistenza o di conforto, ma anche dimostrazione di una nuova visione più responsabile dell’alimentazione.
Tutto qui. Tutto sotto i nostri e i vostri occhi. E nei piatti.
Ma chi saranno poi ‘sti vegani?
Eccoli inquadrati nelle tabelle numeriche dello studio. Sono lo 0,7% degli uomini e l’1,3 % delle donne.
In testa, dal punto di vista geografico, il Nord-Ovest (2,1%) seguito dal Nord-Est (1,9) e Centro (0,5), fanalini di coda Sud e Isole (0,0).
E poi, sono tutte single e gattare? No davvero. Le coppie vegane con figli sono l’1,3%, le famiglie monogenitoriali si attestano all’1,1, le coppie senza figli sono in terza posizione (1,0) e ultimi proprio i single (0,4).
In sostanza, qualsia sia il motivo della scelta, abbiamo ragione di gioire, perché i numeri parlano e dicono qualcosa di simile a ciò che noi vediamo..
Paola Segurini
Bologna: vegan a scuola si può
La scelta vegan a scuola? Molto spesso un iter frustrante, una serie di porte chiuse da cercare di aprire con pazienza e informazioni. Oppure un’odissea di sostituzioni raffazzonate dei cibi di origine animale.
But the times, they are a'changing.
Nel capoluogo emiliano non sarà più così. Il comune di Bologna, da febbraio, infatti offre finalmente la possibilità, alle famiglie che hanno optato per un’alimentazione vegan dei propri bambini, di scegliere un menu scolastico ben pianificato su cibi di origine esclusivamente vegetale.
Tutto bene, se non fosse che sul modulo per la richiesta di una ‘dieta etica’ viene richiesta la firma del pediatra o del medico di famiglia, in aggiunta a quella dei genitori (qui il modulo).Un po’ troppo!
Considerata la recente sentenza n. 245/2015 del Tribunale di Giustizia Amministrativa di Bolzano che ha cancellato la prescrizione della firma del medico, ritenendo la dichiarazione di responsabilità da parte dei genitori, anche ai sensi delle Linee Guida della Ristorazione Scolastica emanate dal Ministero della Salute, è ritenuta dai Giudici sufficiente per ottenere il menu vegano.
Per essere davvero equa e non discriminatoria, considerato che la firma del pediatra non è prevista per le famiglie che optano per la scelta onnivora, la possibilità offerta agli scolari felsinei deve quindi prevedere solo la firma di mamma e papà. La LAV ha presentato richiesta in questi termini.
Viva la mensa aperta a tutte le scelte!
paola segurini