Il 22 aprile è la  Giornata della Terra. Le  Nazioni Unite celebrano questa festa ogni anno, un mese e due giorni dopo l'equinozio di primavera.
In una ricorrenza come questa, l’opinione pubblica non può e non deve più ignorare l'impatto devastante del consumo di carne sul pianeta e la grave minaccia che esso rappresenta per  il mantenimento di un clima vivibile per tutti (animali non umani compresi).

Il  recentissimo  Rapporto dell’IPCC (The Intergovernmental Panel on Climate Change) illustra come, per limitare il riscaldamento globale entro i 2 gradi, il mondo dovrà tagliare entro il 2050 le emissioni di gas serra del 40-70% rispetto ai valori del 2010, per poi arrivare a un valore prossimo allo zero entro la fine del secolo. Ma per ottenere questi risultati non bisogerà rimandare oltre il 2030 l’introduzione delle misure necessarie.  
I rischi globali del cambiamento climatico sono elevatissimi, tra essi, l’aumento della temperatura media globale di 4 gradi significherebbe:

·         impatti gravi e diffusi  su ecosistemi unici e minacciati

·         sostanziale estinzione di specie

·         grandi rischi per la sicurezza alimentare globale e regionale

La combinazione di elevata temperatura e umidità comprometterebbe  le normali attività umane, tra cui la coltivazione di cibo o il lavoro all'aperto in alcune aree.

Secondo un nuovo studio della Chalmers University of Technology, diffuso in occasione della presentazione del rapporto  IPCC, le emissioni di anidride carbonica prodotte dai settori dell’energia e dei trasporti rappresentano la quota maggiore di inquinamento del clima, ma l’eliminazione di queste emissioni non garantirebbe la discesa dell’inquinamento al di sotto del limite posto dalle Nazioni Unite.

Le emissioni da agricoltura e allevamento minacciano infatti di aumentare significativamente in risposta all’incremento del consumo di carne e di prodotti lattiero-caseari.  
L’aumento demografico e di capacità d’acquisto nei paesi  di nuova ricchezza significherà infatti più carne e latticini e  di conseguenza  maggior quantità di emissioni climalteranti.
Se queste emissioni non saranno considerate, il protossido di azoto e il metano dal comparto zootecnico, con il loro potere climalterante, potrebbero raddoppiare entro il 2070.

Le emissioni maggiori – chiariscono gli studiosi - i sono prodotte dall’allevamento di manzi e agnelli. Le stime indicano infatti che entro il 2050 le carni bovine e ovine rappresenteranno la fonte della metà di tutte le emissioni di gas serra da allevamento, ma contribuiranno solo al 3 per cento dell’assunzione necessaria di calorie per l’uomo.
Formaggio ed altri latticini contribuiranno, invece, a circa a 1/4 dell’inquinamento totale del settore.

Abbiamo dimostrato che la riduzione del consumo di carne e latticini è la chiave per portare l’inquinamento climatico da allevamento e agricoltura ai livelli di sicurezza. Ma Il cambiamento della dieta può richiedere molto tempo. Dobbiamo iniziare a pensarci subito» ha affermato Fredrik Hedenus, responsabile del team che ha compilato la ricerca svedese.

Se vogliamo davvero attenuare il tasso di cambiamento climatico – ed evitare catastrofiche conseguenze dobbiamo effettuare forti cambiamenti nella nostra cultura.
Tra questi: convincere le persone a cambiare alimentazione, in  un mutamento globale – progressivo e importante -  di mentalità e di comportamento.  
In tutto questo, oltre alle strategie politiche, sono le scelte individuali che contano.
Iniziamo col Cambiare Menu, da oggi.

Buona Giornata della Terra (salvata?).

Paola Segurini