Raramente esce su un settimanale, o su un altro mezzo comunicativo, un'inchiesta così completa sul 'prezzo della carne'. La rivista Internazionale ha pubblicato, sul suo numenro 1025, in edicola la settimana tra l'8 e il 14 novembre, un panorama esaustivo e, ai nostri occhi, raggelante del settore produttivo della carne di maiale in Germania.

L'analisi non trascura nessun aspetto,- dall'etico al sociale, dall'ambiente alla salute - dello spaventoso meccanismo fordiano che porta all'allevamento di 28 milioni di suini l'anno (in Italia nel 2012 erano 8,5 milioni), con un incremento del numero di aziende 'allevatrici' passato da 264.000 nel 1993 a 28.000 nel 2013. Alla diminuzione degli allevamenti corrisponde un aumento da horror del numero di individui imprigionati: nel 1993 erano 101 per struttura, oggi sono 985 per ogni ciclo di vita. E le loro condizioni di vita sempre peggiori e improntate alla redditività. Un maialino deve crescere, per esempio, di 850 grammi al giorno, e quadruplicare il proprio peso in 4 mesi.

Liquami, nitriti, antibiotici, condizioni di lavoro improponibili se non per persone disperate. 
Dati, descrizioni e opinioni di esperti: l'articolo è una fonte d'informazione preziosa su ciò che gira, e come gira, intorno all'animale del quale non si butta, ahimé, via niente, e sul dominio del denaro e della mancanza di scrupoli rispetto alla salute dei cittadini, oltre che degli altri esseri senzienti.
E in Italia? Anche da noi non va bene, non abbiamo neanche completato il recepimento della normativa europea in merito di benessere 'minimissimo' dei suini.
P.S.